1 Maggio di lotta

Oggi il collettivo sottotetto – sportello per il diritto alla casa – restituisce all’uso comune uno dei tanti stabili che a Reggio Emilia vengono lasciati a marcire, vuoti, abbandonati.

In un momento come quello attuale, con una crisi che avanza macinando esistenze, la questione della casa è uno dei primi problemi a cui i cittadini si trovano a dover far fronte: affitti e mutui impossibili da pagare per chi è disoccupato, cassaintegrato, precario, stanno trasformando l’abitazione in un bene di lusso. A fronte di questa situazione è un affronto ed un’offesa lasciare case vuote, in balìa del tempo che le renderà totalmente inagibili trasformandole in tristi monumenti alla speculazione.

La scommessa su questo spazio è quella di trasformarlo da luogo di abbandono e degrado a punto di incontro, discussione e riferimento per tutti coloro che vivono sulla propria pelle l’emergenza abitativa e per tutte le cittadine e tutti i cittadini che hanno intenzione di rispedire al mittente il conto salato di questa crisi, perchè sanno di aver già pagato abbastanza.

Ai proprietari dello stabile, l’ANAS, chiediamo di aprire una trattativa perchè questo spazio ci venga lasciato per permettere un’azione di autorecupero, dando così un segnale di impegno concreto di risposta alla crisi e all’emergenza abitativa che produce.

Invitiamo perciò tutte e tutti a partecipare ad un progetto di autorecupero collettivo che restituisca dignità abitativa e sociale a a questo nuovo spazio liberato, proprio nel cuore della città.

La casa è un diritto e i diritti non spettano solo a chi se li può permettere ma a tutte e tutti per il solo fatto di esistere e respirare su questa terra.




Vedi il video della giornata

Non dimentichiamo, Non abbiamo perdonato

Blitz del Collettivo sottotetto nel consiglio comunale

Lunedì 2 Marzo alle 07.00 della mattina un messo comunale bussa con arroganza a una porta del civico 27 di via Compagnoni, consegnando a Mariem l’ingiunzione di lasciare l’appartamento entro 15 giorni. L’appartamento è occupato ma la famiglia paga di sua spontanea volontà ogni mese ad ACER un affitto minimo. Mariem è una reggiana-tunisina da ormai 18 anni, è sposata con un vetraio con cui un anno e mezzo fa ha avuto una bambina. Quello di Mariem è uno dei 5 nuclei che vennero sgomberati il 13 agosto 2008 in via Compagnoni, 5 famiglie, di cui 3 con bambini molto piccoli, sbattute fuori da 145 agenti tra vigili, carabinieri e Celere. Allora la bambina aveva 7 mesi.

Nel mese di Febbraio in via Compagnoni sono stati demoliti “preventivamente” dalla ditta al soldo del Comune tutti gli interni degli appartamenti non abitati (stando al piano comunale la demolizione avverrà nel 2011), sottoponendo i residenti a due settimane di martellate e mobili buttati dalle finestre, e devastando irrimediabilmente un patrimonio pubblico più necessario che mai in questi mesi di crisi.

Non permetteremo che Mariem e la sua famiglia vengano buttati in strada, ma soprattutto non perdoneremo chi ha sfrattato donne e bambini semplicemente per devastare tutto e riempirsi
le tasche.
Così come non abbiamo perdonato tutti quei partiti che dopo lo sgombero si sono riempiti la bocca di parole di indignazione per raccogliere consensi e poi sono spariti, infischiandosene delle famiglie e della distruzione di un bene pubblico di cui ci sarà sempre maggiore bisogno.

Saranno le persone “comuni” a pagare cara questa svendita, così come stanno già pagando, da sole, questa crisi e l’intoccabilità delle tasche delle banche e dei politici.

Di tutti questi partiti denunciamo la falsità e l’ingordigia senza scrupoli, e andiamo oggi a cercarli per dire a tutti loro, giunta e opposizione, nessuno escluso, che non abboccheremo alle vostre campagne elettorali, perchè AVETE LA FACCIA COME IL CULO!

Lo sfratto non è piu’ l’unica soluzione

Lo sfratto della famiglia di Adriana non si fa piu’. Andranno in un cosiddetto alloggio ponte, una casa per tutta la famiglia, con un contratto temporaneo di sei mesi. L’avventura pubblica di questa famiglia è cominciata il 5 novembre 2008 , data del primo presidio antisfratto, grazie al quale, insieme alle famiglie e ai precari del collettivo sottotetto, era stata impedita l’esecuzione di sfratto dalla casa di via Zambonini 1. Allora pareva che non vi fossero soluzioni , se non, in un secondo momento, la proposta inaccettabile di una struttura per l’accoglienza solo per Adriana e il figlio dodicenne. Questa proposta è stata l’unica fino al 12 gennaio mentre la definitiva esecuzione di sfratto con l’intervento della forza pubblica era fissata per il giorno successivo.

Eseguire lo sfratto oggi non sarebbe stato semplice: la famiglia di Adriana si sarebbe rifiutata di uscire, come gia’ aveva pubblicamente annunciato, e insieme a loro decine di persone erano disposte a interporre i propri corpi per evitare che questo
nucleo finisse per la strada e per l’ennesima volta venisse calpestato il diritto alla casa in questa citta’.

Quando il 5 novembre 2008 abbiamo effetuato il primo blocco ci è stato detto che: a) – Non serviva a nulla. b) – Che non era
con gesti illegali che si poteva difendere il diritto di qualcuno ad avere una casa. Siamo felici di averli smentiti perchè: a) – Da una situazione disperata senza vie di uscita si è passati a trovare una soluzione. b) – Se avessimo obbedito alla legge che ci imponeva di lasciare quella casa ora Adriana, Mario e Karim sarebbero in strada.

Siamo coscienti che come Adriana migliaia di persone si vivono i costi della crisi economica, ci rammarica che per avere un tetto sulla testa sia necessario essere in forte difficoltà, preferibilmente in stagione pre-elettorale. Ci chiediamo come faranno
tutte le altre persone nei prossimi tempi.


VERSO IL 13 GENNAIO – BASTA SFRATTI

Il 13 gennaio 2009 è la data in cui è stata fissata l’esecuzione dello sfratto per la famiglia di Adriana. Dopo il blocco riuscito del 5 novembre 2008 , l’ufficiale giudiziario ha richiesto per il 13 l’intervento della forza pubblica.


Sabato 20 dicembre 2008 il collettivo sottotetto, insieme alle persone che hanno attraversato lo sportello per il diritto alla casa,ha organizzato un presidio sotto l’albero di natale di piazza Prampolini per denunciare l’aggravarsi dell’emergenza abitativa  e , contemporaneamante, il totale disinteresse da parte delle istituzioni “pubbliche” che, invece di cercare soluzioni diventano parte del problema, eseguendo sggomberi e sfratti e continuando a vendere, abbattere o lasciare abbandonate centinaia di case pubbliche.


Il 13 gennaio saremo a casa di Adriana, in via Zambonini 1,  e  da lì non usciremo perchè quella casa non è del signor Del Rio, non è dell’acer, non è dell’assessore alla casa, non è del partito democratico e non è della polizia.: quella casa è della collettività, è un bene comune e come tale deve rimanere a servizio di chi nella comunità ne ha bisogno.

Leggi il comunicato.

Lettera al primo cittadino di Reggio Emilia, Sindaco Graziano Delrio

Caro Graziano,

 
non sappiamo se ti ricordi di noi ma crediamo di sì.

Siamo quelli che hai sgomberato in grande stile in agosto per potere avere un cumulo di macerie dove prima c’erano case, e con tre anni di anticipo.Siamo quelli che hai sgomberato venerdi 14 novembre in via Fenulli per potere vendere una casa pubblica all’asta, siamo quella famiglia che non sei riuscito a sfrattare in via Zambonini. Siamo quelle famiglie che vengono sfrattate ogni giorno, a ritmo di catena di montaggio, nella "ricca" Reggio.


Da qualche anno ormai ti stiamo ponendo una serie di domande critiche sulle politiche che riguardano l’abitazione nel senso sociale .


 
Ti stiamo chiedendo perchè la Reggio Emilia dei primati stà sostituendo l’edilizia pubblica con housing sociale, che è denaro pubblico regalato ai privati a fondo perduto.

Quello che ti stiamo chiedendo è come giustifichi le tante case publiche vendute, in vendita o abbattute; come giustifichi la costruzione di 14000 nuovi appartamenti privati in così poco tempo e dall’altra parte un forte aumento delle persone che non riescono ad accedere ad un diritto primario come la casa. Come giustifichi di non aver mai risposto fino ad ora nè a noi nè a tutti quelli che, anche in modo non pubblico, ogni giorno ti fanno le stesse domande quando bussano alla porta dei servizi sociali o a quella del tuo ufficio.
 
Forse sono domande troppo imbarazzanti? Forse chi non riesce piu’ ad avere una casa non fà parte dell’allestimento della vetrina Reggio Emilia? E’ per questi motivi che non rispondi pubblicamente ma solo tramite l’intervento violento della forza militare? Perchè tu lo sai, vero, caro Grazziano, che sbattere persone in strada o dividere famiglie è una forma di violenza a tutti gli effetti?
 
Vorremmo comunque comunicarti che anche sè cerchi di tapparci la bocca, noi di bocche per parlare nè abbiamo tante.E le persone con il problema della casa stanno diventando troppe e fra poco sotto il tuo tappeto non ci staranno piu’.


Collettivo sottotetto
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Sgomberata casa in via Fenulli

Venerdi14 novembre è stata  sgomberato un appartamento autoassegnato da giovani precari ed universitari del collettivo sottotetto.

Lo sgombero è avvenuto in sordina alla mattina alle 8 per mezzo di 10 vigili urbani ed operai di ENIA, è curioso come la giunta si schieri contro la riforma Gemmini e poi approfitti del giorno dello sciopero generale a Roma per lasciare universitari e precari in strada.

 

Leggi il comunicato 

Il Collettivo Sottotetto blocca lo sfratto alla famiglia di Adriana

Oggi 5 novembre abbiamo organizzato un presidio antisfratto riguardante una famiglia composta dai genitori ed un bambino con il 75% di invalidità. Alle ore 10 di questa mattina si presentano l’ufficiale giudiziario, un rappresentante dell ACER (Agenzia Case Emilia Romagna) ed il fabbro per cambiare la serratura dell’appartamento chiedendo alla famiglia di uscire.

La famiglia con il collettivo si sono rifiutati di lasciare l’appartamento fino a quando non si fosse trovata una soluzione, dopo alcune ora di trattative e minacce di intervento delle forze dell’ordine lo sfratto è stato rinviato al 13 gennaio del 2009.

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Parte la campagna di solidarietà europea al progetto case del collettivo Sottotetto

E’ partita in questi giorni la campagna di solidarietà europea al progetto case del collettivo Sottotetto in via Compagnoni a Reggio Emilia.

L’idea di questo progetto nasce dalla volontà di far emergere come l’amministrazione di Reggio Emilia, voglia presentare la città come una vetrina di lusso legata indissolubilmente all’Europa, ad esempio con la realizzazione del colossale progetto dell’architetto Santiago Calatrava (ponti sull’A1 e stazione medio-padana dell’Alta Velocità) oppure con la “Settimana della Fotografia Europea”, con la quale cercare di dare l’immagine di una città tollerante e includente sia socialmente che culturalmente. La stessa amministrazione procede poi, come da protocolli securitari, a sgomberare case autoassegnate per necessità e a consegnare la città alla speculazione edilizia.

Quella che segue è una lettera indirizzata al sindaco e al consiglio comunale di Reggio Emilia, possono firmarla tutti i personaggi o i gruppi europei che lavorano per la costruzione di un’Europa realmente aperta, tollerante, includente e multiculturale.

Per firmare la lettera basta semplicemente scrivere all’indirizzo:

soli_sottotetto@libero.it

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Mercoledì 27 agosto 2008 Corteo funebre per la morte dell’edilizia pubblica

L’edilizia pubblica non riposa in pace

Siamo qui oggi per celebrare il funerale di 11 appartamenti popolari che alle ore 12 presso la sala rossa del Comune saranno venduti all’asta.

Il Comune, tramite l’assessore Gina Pedroni, specializzata in patate bollenti, ha spesso accusato il collettivo sottotetto di rubare le case popolari a chi è in graduatoria da anni, sapendo benissimo che in realtà le case autoassegnate da anni erano
vuote e che vuote sarebbero rimaste fino al 2011, data prevista per l’abbattimento “di riqualificazione”. L’asta di oggi è l’esempio eclatante che chi ruba patrimonio pubblico ai cittadini è un manipolo di amministratori senza scrupoli.

Come in una brutta favola la bacchetta magica dell’amministrazione ridurrà a 80 i 216 appartamenti popolari del Compagnoni. E come se non bastasse, gli eroi della storia oggi ne venderanno altri 11 cedendo un bene pubblico alla speculazione dei privati palazzinari.

Pare che l’unico scopo dei nostri eroi della legalità sia quello di fare cassa. E intanto gli affitti aumentano, le case popolari spariscono e il cappio dei mutui sulla casa si stringe al collo di migliaia di famiglie.

Il tutto condito da dichiarazioni contraddittorie e paradossali. Ci dicono che vendono ai privati appartamenti pubblici per finanziare la costruzione di altri appartamenti pubblici. Sfugge la logica tremontiana dei loro calcoli.

Il Collettivo risponde all’amministrazione con la denuncia e l’autoassegnazione di 2 appartamenti, uno dei quali messo all’asta oggi, per restituire alla collettività una piccola parte di quello che ci tolgono tutti i giorni. Non ce ne andremo finchè il Comune non restituirà al pubblico ciò che con i soldi pubblici è stato costruito.


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