Lettera al primo cittadino di Reggio Emilia, Sindaco Graziano Delrio

Caro Graziano,

 
non sappiamo se ti ricordi di noi ma crediamo di sì.

Siamo quelli che hai sgomberato in grande stile in agosto per potere avere un cumulo di macerie dove prima c’erano case, e con tre anni di anticipo.Siamo quelli che hai sgomberato venerdi 14 novembre in via Fenulli per potere vendere una casa pubblica all’asta, siamo quella famiglia che non sei riuscito a sfrattare in via Zambonini. Siamo quelle famiglie che vengono sfrattate ogni giorno, a ritmo di catena di montaggio, nella "ricca" Reggio.


Da qualche anno ormai ti stiamo ponendo una serie di domande critiche sulle politiche che riguardano l’abitazione nel senso sociale .


 
Ti stiamo chiedendo perchè la Reggio Emilia dei primati stà sostituendo l’edilizia pubblica con housing sociale, che è denaro pubblico regalato ai privati a fondo perduto.

Quello che ti stiamo chiedendo è come giustifichi le tante case publiche vendute, in vendita o abbattute; come giustifichi la costruzione di 14000 nuovi appartamenti privati in così poco tempo e dall’altra parte un forte aumento delle persone che non riescono ad accedere ad un diritto primario come la casa. Come giustifichi di non aver mai risposto fino ad ora nè a noi nè a tutti quelli che, anche in modo non pubblico, ogni giorno ti fanno le stesse domande quando bussano alla porta dei servizi sociali o a quella del tuo ufficio.
 
Forse sono domande troppo imbarazzanti? Forse chi non riesce piu’ ad avere una casa non fà parte dell’allestimento della vetrina Reggio Emilia? E’ per questi motivi che non rispondi pubblicamente ma solo tramite l’intervento violento della forza militare? Perchè tu lo sai, vero, caro Grazziano, che sbattere persone in strada o dividere famiglie è una forma di violenza a tutti gli effetti?
 
Vorremmo comunque comunicarti che anche sè cerchi di tapparci la bocca, noi di bocche per parlare nè abbiamo tante.E le persone con il problema della casa stanno diventando troppe e fra poco sotto il tuo tappeto non ci staranno piu’.


Collettivo sottotetto

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