Altri colpi al cuore dell’edilizia popolare

Martedì 8 febbraio, ennesimo brusco risveglio per gli abitanti di via
Compagnoni.

All’alba cominciano i colpi di mazzetta che rimbombano per le scale dei
palazzi ancora in parte abitati. Materiali di ogni tipo volano dai balconi
senza che nessuna norma di sicurezza venga rispettata. Le case vengono
sventrare senza che ci si curi di chi l’inverno deve finire di trascorrerlo
proprio a fianco degli appartamenti distrutti e lasciati aperti, senza nè porte
nè finestre, in balìa del gelo.

Compagnoni è una ferita aperta ed ACER e amministrazione comunale, per mano
della ditta Fontanili che per far soldi non guarda in faccia a nessuno da
generazioni, gettano sale.
Compagnoni è una ferita che brucia perchè lì si sta finendo di consumare uno
dei più grandi affronti all’edilizia popolare ed alla dignità degli abitanti.
Dall’alto si è deciso di demolire il quartiere chiamando riqualificazione ciò
che in realtà doveva essere chiamata privatizzazione speculativa, gli abitanti
vengono spostati come pacchi postali e non si ha nemmeno la decenza di
aspettare che tutti se ne siano andati per cominciare a distruggere.

La cosa in realtà va avanti da anni, da quando l’assessore Colzi cominciò a
far devastare gli appartamenti tenuti sfitti per anni per evitare che qualcuno
li occupasse(dopo aver dichiarato di tenerli vuoti per le emergenze…), ed è
l’unica risposta che è stata data a chi denunciava l’emergenza abitativa e si
opponeva alla svendita del patrimonio pubblico pagato con le tasse degli
operai.

Certo, come risposta è molto chiara, come è chiaro l’atteggiamento che
l’amministrazione sta continuando a tenere verso chi ha problemi abitativi,
siano essi occupanti “abusivi” o regolari assegnatari.
Il messaggio è sempre lo stesso: sulla pelle dei più poveri si può fare tutto,
anche demolirgli le case addosso.

Vedi il servizio sulle demolizioni in Via Compagnoni su TG Reggio del 9 e 10 febbraio:

Manifestazione per la difesa dei Beni Comuni

Circa un centinaio di persone sono scese in  piazza questa sera per manifestare contro i provvedimenti di svendita del bene pubblico, le case cantoniere nello specifico, in difesa di quel comune che le associazioni di Casa Bettola hanno costruito in un anno di lavoro.
Attraversando una delle zone del centro storico ad alta densità speculativa l’iniziativa è proseguita davanti ad un palazzo in disuso dove è stata denunciata, attraverso manifesti e liberi messaggi in post-ist, la condizione di migliaia di persone che non possiedono la casa, e di conseguenza le cattive poltiche abitative che vedono il patrimonio immobiliare vuoto e invenduto, e quando pubblico privatizzato o gestito tramite logiche privatistiche.
Gli interventi hanno espresso la necessità e la volontà di contestualizzare, dibattere e criticare la dicotomia pubblico-privato, rilanciando nuove riflessioni su un approccio di costruzione del contesto sociale che sia comune.

Per la difesa dei beni comuni

Sosteniamo la lotta contro lo sgombero di “Casa Bettola”

Le difficolta che colpiscono numerose famiglie nel settore abitativo sono anche la conseguenza di vent’anni di abbandono di concrete politiche pubbliche per la casa. Nonostante si calcoli che a Reggio  vi  siano attualmente circa 7.000 abitazioni invendute e/o sfitte, il numero dei senza casa è in continuo aumento e gli sfratti sono sempre più numerosi. Ci troviamo assurdamente con le case  vuote e la gente in strada. Se per qualche amministratore va tutto bene perché, anche a fronte dei disagi di tante famiglie, l’importante è che sia rispettata la “piena legalità”, noi riteniamo che questo non basti.

Riteniamo che a Reggio si è costruito troppo e soprattutto male e che ora non possono essere i soggetti piu’ colpiti dalla crisi a pagarne le conseguenze. Del resto l’offerta d’abitazioni è stata determinata dalla speculazione, a fronte di un’assoluta incapacità dell’ente locale di incidere sulle tipologie dell’offerta e di governare la domanda. E’ in questo quadro che va inserita l’occupazione della casa cantoniera di via Martiri della Bettola, se si vuole fare una analisi seria che non si limiti a superficiali proclami, o da stizzite polemiche a mezzi stampa.

All’inizio della vicenda la Provincia aveva accettato di aprire un tavolo di confronto con gli occupanti, per l’uso anche a fini sociali, non solo abitativi, dell’edificio e per nove mesi le associazioni occupanti si sono attivate trasformando quel luogo ormai abbandonato in un punto di assistenza e incontro. Da parte della Provincia invece solo silenzio fino alla telefonata del 30 giugno con la quale viene chiesto agli occupanti di andarsene per poter mettere all’asta l’immobile, con la motivazione di doverne destinare i proventi alla manutenzione degli edifici scolastici.

Pertanto le associazioni, i comitati e i cittadini presenti all’assemblea di martedì 13 luglio, nel ribadire la loro solidarietà attiva e il loro sostegno alla lotta contro la svendita del patrimonio pubblico, s’impegnano a far sì che la Casa cantoniera continui a essere un centro di partecipazione, d’elaborazione e di dibattito, sui temi della difesa dei beni comuni, a partire dall’abitazione (ma anche acqua, suolo, scuole,salute, libertà d’informazione ecc.) e dall’uso sociale e culturale degli spazi pubblici. La Casa Cantoniera, infatti, vuole essere un luogo d’accumulo di esperienze e di identità diverse, per contribuire a creare una cittadinanza più consapevole.

Invitiamo tutta la cittadinanza sensibile alla difesa dei beni comuni all’agorà pubblica su “Privato Pubblico e Comune” Mercoledi 21 luglio alle ore 21 presso la Casa Bettola in Via Martiri della Bettola n.6

Sottoscritto da:

Ass. Animali Sociali, Collettivo Sottotetto, Ass. Alternativa Libertaria, Laboratorio Quarto Stato, Ya Basta (R.E.), Cobas scuola (R.E.), Ass. Città Migrante, Laboratorio AQ16, CGIL (R.E.), M.U.M.E., Popolo Viola (R.E.), SUNIA, Partigiani Urbani, Pollicino Gnus, Comitato Provinciale Acqua Bene Comune di (R.E.), Gente di Reggio, Ass. Grillireggiani Amici di Beppe Grillo, Circolo PRC CHE GUEVARA Cadelbosco Sopra. Singoli cittadini: Luca Pelli, Marco Sissa, Giancarlo Terzi, Jaime.




Tre incontri per difendere e costruire un bene comune

MERCOLEDI 14 LUGLIO 21.00  “DIRITTO ALLA CITTA”

Video e dibattiti sui movimenti di lotta per la casa e l’abitare.

MERCOLEDI 21 LUGLIO 21.00  “NE PUBBLICO  NE PRIVATO MA COMUNE”

Incontro per approfondire e discutere gli orizzonti oltre la proprietà privata e la proprietà pubblica.

GIOVEDI 29 LUGLIO     21.00  “FUMETTI DI RESISTENZA”

Incontro con fumettisti che narrano la lotta per la difesa dei beni comuni.

C/O Casa cantoniera “CASA BETTOLA” VIA MARTIRI DELLA BETTOLA  6

Scarica la locandina delle iniziative in formato pdf

CONTRO LO SGOMBERO DI “CASA BETTOLA” – PER LA DIFESA DEI BENI COMUNI

La casa cantoniera di Via Martiri della Bettola è stata occupata dai membri del Collettivo Sottotetto il 2 giugno 2009. Di proprietà della Provincia di Reggio Emilia, la casa era in stato di abbandono da circa 7 anni ed era già stata messa all’asta due volte senza mai essere acquistata.

Nel settembre 2009, dopo tre mesi di lavori di autorecupero, il Collettivo Sottotetto aveva presentato all’attenzione degli assessori provinciali Acerenza (bilancio) e Fantini (politiche sociali) un progetto ed una proposta di “legalizzazione” dello spazio.

Il progetto comprendeva uno sportello per il diritto alla casa, un appartamento di emergenza per donne, uno spazio sociale a disposizione di diverse associazioni ed un orto sociale.

Tutte le attività sopraelencate sono state realizzate nell’arco di quest’anno mentre le trattative con gli assessori provinciali si sono interrotte a causa degli assessori stessi che dopo aver promesso un secondo incontro di discussione non si sono più fatti sentire.

Durante l’anno di funzionamento della “Casa Bettola” diversi soggetti ed associazioni cittadine che si occupano della difesa dei beni comuni hanno utilizzato lo spazio come ritrovo e come sede per l’organizzazione di eventi che, fra gli altri, hanno visto la partecipazione di assessori, funzionari pubblici, dirigenti di ACER.

Da parte sua la Provincia, dopo un anno di silenzio, si è fatta viva telefonicamente il 30 giugno 2010 tramite l’assessore Acerenza per intimare agli occupanti l’uscita immediata dallo stabile in quanto lo stesso è stato rimesso all’asta e l’eventuale introito messo a bilancio alla voce “manutenzione scuole”.

Ancora una volta quindi ci troviamo di fronte all’ennesimo caso di svendita del patrimonio pubblico sul territorio cittadino, in perfetta sintonia con le politiche governative di privatizzazione che ormai ogni aspetto della vita sociale: dall’acqua all’istruzione,
dalla sanità alle case popolari, fino al consumo del territorio a favore del cemento e della speculazione.

Troppo spesso ormai le amministrazioni pubbliche si comportano come aziende, valutando il solo valore di mercato dei beni, considerandoli come pura merce, senza tener conto del valore d’uso che questi beni hanno e, in casi come quello della casa cantoniera, ignorando prima di tutto il valore sociale acquisito dall’immobile grazie alle attività ed ai servizi che al suo interno vengono svolti.

Oggi un luogo come la “Casa Bettola” diventa simbolo degli abusi sul territorio e delle politiche miopi di chi amministra il territorio ed è proprio in difesa di tutto quello che rappresenta questo spazio che le associazioni ed i soggetti che lo agiscono e lo vivono oppongono all’intimazione della Provincia il loro netto rifiuto di abbandonare lo stabile e la volontà di continuare a farlo funzionare al servizio della comunità a cui da un anno è stato restituito, comunità che è l’unica legittima proprietaria di questo bene.

Come soggetti promotori invitiamo tutti i cittadini, le associazioni e le realtà cittadine che si riconoscano nel valore della difesa dei beni comuni a partecipare all’assemblea pubblica che si terrà presso la Casa Cantoniera di Via Martiri della Bettola nr.6 MARTEDI’ 13 LUGLIO a partire dalle ORE 21.00

Collettivo Sottotetto – Associazione Ya Basta! – Alternativa Libertaria – Animali Sociali – Laboratorio Quarto Stato

Ascolta le interviste con i soggetti promotori su Globalproject

Leggi il comunicato di CGIL Provincia e S.U.N.I.A

Per adesioni e contributi: collettivosottotetto@libero.it

Progetto di autorecupero in Via Compagnoni

Oggi denunciamo l’ennesima devastazione da parte di ACER con mandato del Comune di Reggio Emilia di un appartamento di via Compagnoni, vuoto solo da qualche mese. Chiediamo se questo rientra nel piano di “riqualificazione” del quartiere, piano approvato nel lontano 1998, che consiste nell’ abbattere oltre 200 alloggi pubblici per ricostruirne appena 80 pubblici ed 88 privati. Già allora questo progetto ha creato malcontento all’interno del quartiere per la distruzione di un tessuto sociale ed una solidarietà costruita in piu’ di 40 anni di convivenza tra gli abitanti di Conmpagnoni, delocalizzandoli in altre zone della città.

Dal 1998 a oggi piu’ di un centinaio di questi appartamenti sono rimasti abbandonati e mai piu’ assegnati a chi era in graduatoria, ed inoltre, nonostante la precedente Giunta Comunale tramite l’ex Assessore alla casa Carla Colzi avesse dichiarato che questi appartamenti servivano per far fronte ad eventuali emergenze , oggi possiamo notare che oltre a non assegnarli si spendono soldi pubblici per renderli inabitabili devastandoli.

In questi anni è cambiato radicalmente il contesto economico e sociale della città: la crisi economica e la cementificazione
selvaggia impongono scelte diverse da parte della Amministrazione; è urgente dare risposte abitative che diano autonomia alle famiglie senza reddito o con un reddito intermittente, perchè chi perde il lavoro viene espulso in silenzio dallo status di cittadino.

Il Collettivo Sottotetto oggi, con la preziosa partecipazione dell’architetto Chiara Valli, presenta un progetto pilota di autorecupero che ci vedrà impegnati proprio nella riqualificazione di quest ultimo ed ennesimo appartamento devastato e la sua restituzione alla comunità sottoforma di abitazione popolare.

La restaurazione di un appartamento ha un prezzo di mercato che varia dai 1000 ai 1200 euro al metro quadro, il nostro progetto prevede una spesa massima di 300 euro al metro quadro.

L’autorecupero è una pratica edilizia sostenibile sia dal punto di vista sociale che economico: permette di recuperare il
patrimonio edilizio pubblico attraverso progetti che coinvolgono direttamente le famiglie in emergenza abitativa che prestano la loro manodopera, abbattendo in questo modo i costi generali dell’intervento.

La crisi economica che ha colpito soprattutto il mondo dell’edilizia, ha lasciato senza casa e lavoro molte persone impiegate
nei cantieri: queste persone e le loro famiglie sono i soggetti ideali per partecipare a un progetto di autorecupero che permetterebbe di risolvere il loro problema abitativo e offrirebbe un’opportunità di formazione di competenze specifiche in questo campo e la costituzione di una struttura che potrebbe affiancare altri interventi di questo tipo, creando anche la possibilità di un reddito. Attraverso la pratica dell’autorecupero è possibile riqualificare un quartiere degradato, mantenendo il tessuto sociale esistente e dando valore all’edilizia pubblica.

Le misure contro la crisi adottate dalla Provincia e da S.U.N.I.A., attraverso un finanziamento della Fondazione Manodori hanno messo a disposizione dei proprietari di case che si impegnavano a non sfrattare i loro inquilini 300.000 euro: questo fondo non è stato utilizzato e la misura adottata si è quindi dimostrata inefficace, anche perchè costituisce solo un rinvio del problema. La proposta di realizzare un progetto di autorecupero può essere invece una risposta concreta all’emergenza abitativa che sta colpendo una fascia sempre più estesa di abitanti: il finanziamento stanziato potrebbe essere investito per un progetto pilota nel quartiere Compagnoni che potrebbe essere esteso ad altri edifici e quartieri della città.

Scarica il progetto di autorecupero: Appartamento_48mq.pdf

Scarica esempi di costi di autorecupero e autocostruzione: Esempi di costi.pdf