Parte la campagna di solidarietà europea al progetto case del collettivo Sottotetto

E’ partita in questi giorni la campagna di solidarietà europea al progetto case del collettivo Sottotetto in via Compagnoni a Reggio Emilia.

L’idea di questo progetto nasce dalla volontà di far emergere come l’amministrazione di Reggio Emilia, voglia presentare la città come una vetrina di lusso legata indissolubilmente all’Europa, ad esempio con la realizzazione del colossale progetto dell’architetto Santiago Calatrava (ponti sull’A1 e stazione medio-padana dell’Alta Velocità) oppure con la “Settimana della Fotografia Europea”, con la quale cercare di dare l’immagine di una città tollerante e includente sia socialmente che culturalmente. La stessa amministrazione procede poi, come da protocolli securitari, a sgomberare case autoassegnate per necessità e a consegnare la città alla speculazione edilizia.

Quella che segue è una lettera indirizzata al sindaco e al consiglio comunale di Reggio Emilia, possono firmarla tutti i personaggi o i gruppi europei che lavorano per la costruzione di un’Europa realmente aperta, tollerante, includente e multiculturale.

Per firmare la lettera basta semplicemente scrivere all’indirizzo:

soli_sottotetto@libero.it

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Mercoledì 27 agosto 2008 Corteo funebre per la morte dell’edilizia pubblica

L’edilizia pubblica non riposa in pace

Siamo qui oggi per celebrare il funerale di 11 appartamenti popolari che alle ore 12 presso la sala rossa del Comune saranno venduti all’asta.

Il Comune, tramite l’assessore Gina Pedroni, specializzata in patate bollenti, ha spesso accusato il collettivo sottotetto di rubare le case popolari a chi è in graduatoria da anni, sapendo benissimo che in realtà le case autoassegnate da anni erano
vuote e che vuote sarebbero rimaste fino al 2011, data prevista per l’abbattimento “di riqualificazione”. L’asta di oggi è l’esempio eclatante che chi ruba patrimonio pubblico ai cittadini è un manipolo di amministratori senza scrupoli.

Come in una brutta favola la bacchetta magica dell’amministrazione ridurrà a 80 i 216 appartamenti popolari del Compagnoni. E come se non bastasse, gli eroi della storia oggi ne venderanno altri 11 cedendo un bene pubblico alla speculazione dei privati palazzinari.

Pare che l’unico scopo dei nostri eroi della legalità sia quello di fare cassa. E intanto gli affitti aumentano, le case popolari spariscono e il cappio dei mutui sulla casa si stringe al collo di migliaia di famiglie.

Il tutto condito da dichiarazioni contraddittorie e paradossali. Ci dicono che vendono ai privati appartamenti pubblici per finanziare la costruzione di altri appartamenti pubblici. Sfugge la logica tremontiana dei loro calcoli.

Il Collettivo risponde all’amministrazione con la denuncia e l’autoassegnazione di 2 appartamenti, uno dei quali messo all’asta oggi, per restituire alla collettività una piccola parte di quello che ci tolgono tutti i giorni. Non ce ne andremo finchè il Comune non restituirà al pubblico ciò che con i soldi pubblici è stato costruito.


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BLOCCATO IL TENTATIVO DI ISOLARE IL PALAZZO 39-41 DI VIA COMPAGNONI DALLA CORRENTE ELETTRICA

Il sindaco al mare e alle famiglie toglie il diritto all’abitare

Giovedì 7 agosto, verso le 8.30 del mattino, mentre buona parte di noi era al lavoro, il Comune ha inviato dei tecnici ENEL con una gru per staccare la corrente ai civici 39 e 41 di via Compagnoni. In quel palazzo vivono attualmente 5 famiglie (fra cui 5 bambini) che, a partire dall’anno scorso hanno deciso di autoassegnarsi gli appartamenti che l’Acer ha lasciato sfitti e abbandonati in attesa della grande opera di “riqualificazione” e abbattimento che minaccia tutto il quartiere Compagnoni. L’hanno fatto perchè erano state sbattute su una strada nella totale indifferenza di Comune e servizi sociali, e sulla strada torneranno se i piani speculativi del Sindaco Delrio andranno in porto.

Oggi come allora i referenti e responsabili politici per l’emergenza abitativa in città si guardano bene dal dare anche il minimo segnale di voler rispondere seriamente del loro operato, delegando la gestione degli sgomberi al comandante della polizia municipale affiancato da qualche asistente sociale, muniti di ridicole proposte inaccettabili: divisioni famigliari, assegni per biglietti di rimpatrio, ostelli a 16 euro a persona per famiglie con due bambini e altre ipocrite finzioni di mediazione. Mentre i mandanti politici degli sgomberi si nascondono al mare e delegano alla pubblica sicurezza una questione eminentemente politica e sociale. Su Compagnoni si sprecano decine di pagine di giornale, tutte per dare un’apparenza di riqualificazione sensata e a favore del cittadino, ma in nessuna di quelle pagine si parla della diminuzione degli alloggi pubblici, della sparizione degli spazi comuni e delle famiglie “sacrificabili” nell’opera di modernizzazione che investirà il quartiere.

Noi come Collettivo Sottotetto, essendoci resi conto di avere a che fare con gente che non sa e non vuole fare il proprio mestiere, abbiamo proposto una soluzione per le emergenze cui stiamo andando incontro: assegnare alle famiglie alcune delle 120 case sfitte ancora presenti in quartiere.Sono case vuote e non in fase di assegnamento, quindi non chiediamo di scavalcare nessuna graduatoria Acer. E comunque noi siamo disposti ad autorecuperarea a nostre spese e con il nostro lavoro anche quegli appartamenti che sono stati devastati dagli stessi tecnici dell’Acer per evitare possibili occupazioni. Di sicuro gli appartamenti con i bagni e le finestre devastati per ordine del Comune stesso non pensavano di assegnarli a nessuno. Non vogliamo sottrarre case a chi è in graduatoria, ma aprirne e aggiungerne altre, e puntare il dito sulle ipocrisie e le lacune dell’edilizia popolare reggiana.

Ma nemmeno quando arrivano proposte dall’esterno i nostri eroi sono in grado di prendersi un minimo di responsabilità o, quantomeno, di prendere posizione. Se non vogliono accettare la nostra proposta e andare avanti con lo sgombero manu militari, che avessero almeno la decenza e la chiarezza di esternare e difendere la posizione presa e che si facessero carico per una volta di una responsabilità che è loro e soltanto loro, che spiegassero perchè le case pubbliche a Reggio Emilia vengono abbandonate, devastate e infine vendute all’asta o abbattute e perchè negli anni che mancano prima dell’abbattimento non possono trovarvi riparo le famiglie sotto sfratto o sgombero.

E le famiglie senza casa non siamo solo noi, in questa città. Noi semplicemente abbiamo deciso di organizzarci per far fronte alla situazione in maniera comune e di riprenderci quello che ci hanno tolto, consapevoli del fatto che sono migliaia oggi le persone con lo stesso problema a Reggio Emilia. E’ per questo che le nostre rivendicazioni e le nostre denunce pubbliche non sono solo per noi ma sono per tutte e tutti, perchè le cose possano cambiare e le persone possano finalmente veder garantito e tutelato il diritto ad un abitare dignitoso.

Qualsiasi cosa succederà in via Compagnoni nelle prossime settimane, facciamo presente fin da ora che la totale e piena responsabilità sarà del sindaco Graziano Delrio, che da un bagnoasciuga qualsiasi ordina ai suoi scagnozzi di togliere le case a chi non ha alternativa senza nemmeno sporcarsi le mani, con la testa soto la sabbia di una qualche località turistica, per non dover affrontare l’imminente campagna elettorale con troppe macchie su quell’immagine stucchevole del bravo e buon padre di famiglia che a tutti i costi ha cercato di farci ingoiare.

vedi l’articolo su globalproject

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Habitat Via Compagnoni 2008

Riteniamo che sia molto grave che l’amministrazione, invece di implementare il numero di case popolari, addirittura le demolisca. Riteniamo altrettanto grave che si intenda distruggere il patrimonio storico e culturale che via Compagnoni rappresenta.

Sembra un inquietante delirio di onnipotenza questa tendenza a distruggere e ricostruire di sana pianta i luoghi storici e nevralgici della città, invece che assecondare la loro storia e restituirla attraverso meno spettacolari e più modesti interventi di restauro alle esigenze del contemporaneo. Sembra un inquietante paradosso il fatto che in una città che tanto ha affidato al concetto di memoria storica, l’amministrazione finga di non sapere che “la storia” si svolge in luoghi fisici e concreti, e sedimenta, si stratifica, e se si cancella un luogo, si uccide anche un po’ della storia che in quel luogo si è svolta E la storia e le storie che noi abbiamo incontrato in via Compagnoni ci hanno fatto capire molte cose, e si sono inestricabilmente intrecciate con i nostri percorsi politici.

Ci siamo resi conto, abbiamo provato sulla nostra pelle, quanto l’architettura influenzi le vite e le storie che percorriamo. Perché nel mondo ci si sta con il corpo, e i corpi si muovono, si incontrano, si riposano sulle panchine e chiacchierano la sera. Perché i bambini corrono e le madri li sorvegliano dal balcone, perché i vecchi guardano dalle finestre e i loro occhi vedono vita vera, perché al ritorno dal lavoro a volte ci va di prendere il caffè dalla vicina. Perché nel cortile comune qualcuno si è innamorato e qualcun altro ha parlato male dei vicini. E poteva farlo perché li conosceva.

Questo ci ha insegnato via Compagnoni. Che il punto non è il diritto alla casa, a quattro mura intorno a un corpo, ma il diritto all’ abitare, in un luogo, in un contesto, in una storia. Nella croce e delizia delle relazioni umane. E’ questo il patrimonio che vogliamo salvare.

Un patrimonio gratis, perché non monetarizzabile, ma non per questo meno prezioso o facile da ricostruire una volta distrutto. Non sono solo delle mura ciò che vogliono abbattere in via Compagnoni, sono le relazioni umane che si sono create nel corso dei decenni, rese possibili da quel tipo di urbanistica a misura d’uomo e dagli uomini e dalle donne che hanno dato vita a quel luogo intrecciando storie, contraddizioni e progetti. Ci sembra immensamente più prezioso di qualsiasi megaponte griffato o pavimentazione di lusso del centro storico.

IL BENE COMUNE è IN VENDITA!

LUNEDì 11 FEBBRAIO SOTTO IL PALAZZO DEL COMUNE
BANCHETTO DEL COLLETTIVO SOTTOTETTO
ESPOSTI I BENI COMUNI IN VENDITA 
 
 
 

I diritti che tradizionalmente
sono stati proprietà comune vengono espropriati attraverso la
privatizzazione. La privatizzazione dell’acqua impone che la si paghi a
chi se ne è appropriato, e ora ne è proprietario o gestore, mentre
tutti dovrebbero avere accesso a questo bene comune. Quando i settori
pubblici, come la scuola o la sanità, si vedono sottratti i
finanziamenti pubblici, sempre più persone devono rivolgersi al settore
privato. E anche in questo caso qualcuno accumula grazie a questa
privatizzazione. La proprietà privata della terra, la cui
privatizzazione ha una lunga storia, da sempre ostacola la risposta
universale ai più elementari bisogni di alloggio e di spazio sociale e
pubblico. Ma blocca anche qualsiasi tentativo di salvaguardare e di
proteggere l’interesse collettivo, in modo efficace e definitivo, dalla
voracità insaziabile dei grandi proprietari e delle imprese
immobiliari. Anche l’inquinamento dell’aria e dell’acqua si configura
come una privatizzazione, perché ci viene sottratta aria ed acqua di
qualità da chi usa e deteriora questo patrimonio comune per il proprio
vantaggio economico; basti pensare alle industrie che inquinano per
risparmiare sui depuratori o per non spendere su innovazioni che
permettano produzioni davvero pulite.

Noi diciamo che sono beni comuni (in forma di risposte
ai bisogni e in forma di qualità del vivere), ma c’è chi li vede e li
tratta come risorse da sfruttare e come merci. E questo ci impone di
affrontare anche le ragioni economiche della loro sottrazione E ci
impone anche di affrontare chi e quali imprese, , sono gli attori, i
promotori di questi investimenti e gli accaparratori di profitti e
rendite. E il ruolo della pubbliche amministrazioni in questo gioco. In
questi anni abbiamo visto nascere e crescere lotte per l’accesso alla
casa e ai servizi pubblici, contro gli sfratti e gli sgomberi, per
spazi sociali e collettivi, contro le innumerevoli speculazioni
immobiliari volte a costruire a spese di tutti per il vantaggio di
pochi, contro gli inceneritori, i rigassificatori, contro
l’inquinamento dell’aria, dell’acqua, della terra, contro
l’elettrosmog, per la salvaguardia della nostra salute e della qualità
dell’ambiente in cui viviamo e di cui facciamo parte, per la qualità
del servizio e per i diritti dei lavoratori del trasporto pubblico
locale, per la proprietà comune e la gestione pubblica di tutti i
servizi: gas, elettricità, acqua, trasporto pubblico…ma anche
dell’intero territorio..

C’è più che un filo che lega la questione del diritto
alla città e all’accesso alla terra (casa, servizi sociali, spazi
pubblici e di comunicazione, spazi sociali e culturali) e le questioni
degli elementi e dei processi naturali (acqua, suolo, aria, flora e
fauna, ambiente, loro qualità e lotta agli inquinamenti, compresa la
questione dei rifiuti e delle nocività), dei servizi a rete
privatizzati o in via di privatizzazione (acqua, energia, trasporto
pubblico, rifiuti..). C’è la nostra vita a legarli e una domanda che li
vede come premesse minime tutte necessarie e irrinunciabili.

 

 
Ascolta l’intervento di Silvio del collettivo sottotetto

[ audio 01 ]

 
Ascolta l’intervento di Rossana del Coordinamento Muoversi Meglio.

[ audio 02 ]

ASSOLTI A TREVISO OCCUPANTI DI CASA

Invisibili Treviso – Assolti gli occupanti di una casa per "stato di necessità"

Venerdì 25 gennaio 2008
 
La casa è un diritto!

 

Nel 2004 come Invisibili occupammo insieme ad una
famiglia di cittadini migranti,che era stata da poco sfrattata e
lasciata in strada con tanto di figli, un’ abitazione sfitta a Ponte di
Piave. Fu un’ iniziativa per ribadire che il diritto alla casa è un
diritto fondamentale, un bene primario, intoccabile. In una situazione
che vede il carovita e la precarietà attanagliare la vita di tante
persone, il diritto alla casa deve essere un punto di partenza per reclamare con forza i diritti e la dignità che spettano ad ogni cittadino!!

Oggi il Tribunale di Treviso ha assolto la famiglia ed gli attivisti che organizzarono quell’ iniziativa riconoscendo lo "stato di necessità" e quindi l’ impunibilità nei confronti degli occupanti.
Questo pensiamo sia una grossa vittoria, che viene dopo altre sentenze
simili in giro per l’ Italia, per l’ Avvocato Giuseppe Romano che ha
seguito il processo , per gli attivisti e tutte le persone che in
questi anni hanno lottato per il diritto alla casa.

Reddito Diritti Dignità uguale per tutti!!

Invisibili – Treviso

CONTO ALLA ROVESCIA

ACER E COMUNE CONSEGNANO INGIUNZIONE DI SGOMBERO AGLI OCCUPANTI DEL COLLETTIVO SOTTOTETTO

Con lettera datata 21 settembre ACER e Comune intimano agli occupanti di via Compagnoni di lasciare gli appartamenti "occupati abusivamente" entro trenta giorni .

Mentre si fa scempio del territorio con cementificazioni selvagge, mentre la soluzione dell’emergenza abitativa si delega ai privati che vedono aumentare il già proficuo interesse, mentre gli stabili pubblici vengono abbattuti per fare spazio a speculazioni private, mentre il diritto alla casa viene affossato dagli interessi dei soliti noti…ci intimano di rispettare la legge e si fanno scudo con il solito vuoto discorsetto sulla legalità.

Ma quando la legge difende gli interessi di pochi  l’illegalità diventa la giustizia dei tanti.

La nostra storia è qui e comincia adesso! 

OCCUPARE UNA CASA NON E’ REATO IN CASO DI NECESSITA’

UNA SENTENZA DELLA CASSAZIONE STABILISCE CHE LA CASA E’ UN DIRITTO PRIMARIO

Una sentenza della corte di cassazione dichiara che non è reato
occupare una casa se si è in condizioni di grave necessità e inserisce
il diritto all’abitazione tra i beni primari legati alla personalità.
Una sentenza della corte di cassazione dichiara che non è reato
occupare una casa se si è in condizioni di grave necessità e inserisce
il diritto all’abitazione tra i beni primari legati alla personalità.
Senz’altro questa sentenza rappresenta uno spiraglio, anche se il
diritto alla casa non può essere assicurato soltanto in casi di estrema
povertà, ma deve essere un diritto garantito a tutti, studenti
universitari, fuori sede, migranti o precari.
Sentenza che apre una
questione molto sentita nelle metropoli che, tra mancanza di case e
speculazioni, sicuramente rimangono molto lontane dal sancire quello
della casa come un diritto.
Anche in questo caso vediamo come la
sinistra si prepari a giocare la sua battaglia legalitaria nei
territori, come emerge in particolare dalle dichiarazioni di Vincenzo
De Luca, sindaco di Salerno dei Ds, che afferma "nessuno resterà
impunito nemmeno occupando un container".

 Rassegna stampa:
-  Stato di necessità giustifica occupazione casa, Corriere.it 27 Settembre 2007
-  Cassazione, la casa un diritto primario Ansa 26 Settembre 2007
-  Indigente che occupa casa non fa reato Agi news on 26 Settembre 2007