Habitat Via Compagnoni 2008

Riteniamo che sia molto grave che l’amministrazione, invece di implementare il numero di case popolari, addirittura le demolisca. Riteniamo altrettanto grave che si intenda distruggere il patrimonio storico e culturale che via Compagnoni rappresenta.

Sembra un inquietante delirio di onnipotenza questa tendenza a distruggere e ricostruire di sana pianta i luoghi storici e nevralgici della città, invece che assecondare la loro storia e restituirla attraverso meno spettacolari e più modesti interventi di restauro alle esigenze del contemporaneo. Sembra un inquietante paradosso il fatto che in una città che tanto ha affidato al concetto di memoria storica, l’amministrazione finga di non sapere che “la storia” si svolge in luoghi fisici e concreti, e sedimenta, si stratifica, e se si cancella un luogo, si uccide anche un po’ della storia che in quel luogo si è svolta E la storia e le storie che noi abbiamo incontrato in via Compagnoni ci hanno fatto capire molte cose, e si sono inestricabilmente intrecciate con i nostri percorsi politici.

Ci siamo resi conto, abbiamo provato sulla nostra pelle, quanto l’architettura influenzi le vite e le storie che percorriamo. Perché nel mondo ci si sta con il corpo, e i corpi si muovono, si incontrano, si riposano sulle panchine e chiacchierano la sera. Perché i bambini corrono e le madri li sorvegliano dal balcone, perché i vecchi guardano dalle finestre e i loro occhi vedono vita vera, perché al ritorno dal lavoro a volte ci va di prendere il caffè dalla vicina. Perché nel cortile comune qualcuno si è innamorato e qualcun altro ha parlato male dei vicini. E poteva farlo perché li conosceva.

Questo ci ha insegnato via Compagnoni. Che il punto non è il diritto alla casa, a quattro mura intorno a un corpo, ma il diritto all’ abitare, in un luogo, in un contesto, in una storia. Nella croce e delizia delle relazioni umane. E’ questo il patrimonio che vogliamo salvare.

Un patrimonio gratis, perché non monetarizzabile, ma non per questo meno prezioso o facile da ricostruire una volta distrutto. Non sono solo delle mura ciò che vogliono abbattere in via Compagnoni, sono le relazioni umane che si sono create nel corso dei decenni, rese possibili da quel tipo di urbanistica a misura d’uomo e dagli uomini e dalle donne che hanno dato vita a quel luogo intrecciando storie, contraddizioni e progetti. Ci sembra immensamente più prezioso di qualsiasi megaponte griffato o pavimentazione di lusso del centro storico.

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