ASSOLTI A TREVISO OCCUPANTI DI CASA

Invisibili Treviso – Assolti gli occupanti di una casa per "stato di necessità"

Venerdì 25 gennaio 2008
 
La casa è un diritto!

 

Nel 2004 come Invisibili occupammo insieme ad una
famiglia di cittadini migranti,che era stata da poco sfrattata e
lasciata in strada con tanto di figli, un’ abitazione sfitta a Ponte di
Piave. Fu un’ iniziativa per ribadire che il diritto alla casa è un
diritto fondamentale, un bene primario, intoccabile. In una situazione
che vede il carovita e la precarietà attanagliare la vita di tante
persone, il diritto alla casa deve essere un punto di partenza per reclamare con forza i diritti e la dignità che spettano ad ogni cittadino!!

Oggi il Tribunale di Treviso ha assolto la famiglia ed gli attivisti che organizzarono quell’ iniziativa riconoscendo lo "stato di necessità" e quindi l’ impunibilità nei confronti degli occupanti.
Questo pensiamo sia una grossa vittoria, che viene dopo altre sentenze
simili in giro per l’ Italia, per l’ Avvocato Giuseppe Romano che ha
seguito il processo , per gli attivisti e tutte le persone che in
questi anni hanno lottato per il diritto alla casa.

Reddito Diritti Dignità uguale per tutti!!

Invisibili – Treviso

SU POLLICINO GNUS- GENNAIO 2008

 

SICUREZZA DEI DIRITTI E VIOLENZE
NEOLIBERISTE

L’OCCHIO
DELLA DONNA

Breve
intervista ad un’occupante di casa


 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da
quanto tempo vivi in una casa occupata?

Da quasi
due
anni

Ti
preoccupa vivere in una situazione di illegalità?

Mi
preoccupa molto pensare che sia illegale entrare in una casa
abbandonata da anni e renderla abitabile , come mi preoccupa che sia
legale, sia per l’istituzione pubblica che per i privati, lasciare
migliaia di case sfitte soprattutto con l’emergenza abitativa che
stiamo vivendo

Andiamo
al tema centrale dell’intervista: la violenza sulle donne…

Già…tema
straordinariamente attuale. Io sono rimasta piuttosto sconcertata
dall’ anomala ascesa alla ribalta mediatica di questo argomento.

Il
sentimento immediatamente seguente è stata una grande
“incazzatura” per la maniera in cui lo si sta trattando e per i
vergognosi fini di questa campagna.

Potresti
spiegarti meglio?

Sì.
Io credo che si stia pompando una campagna mediatica incentrata sulla
difesa del corpo femminile al solo scopo di creare il solito clima di
panico, da usare poi come giustificazione per assurde leggi xenofobe
(vedi decreto sicurezza)

Si
sbattono in prima pagina i “mostri” stranieri per poi non dire
che la maggior parte delle violenze si consumano fra le mura
domestiche delle oneste famiglie nostrane. Ci si preoccupa del mondo
femminile solo quando fa comodo per altri scopi, nessuno parla della
sicurezza delle donne in termini di diritti e reale autonomia,
nessuno parla delle violenze che le donne subiscono dal sistema
neoliberista.

Cosa
intendi per sistema neoliberista?

Intendo
l’organizzazione della nostra società, che poi nostra di
chi…io non la sento tanto mia. Intendo le motivazioni economiche
che hanno portato la precarietà nelle nostre vite. Ma gli
interessi economici, da soli, non avrebbero così tanto potere
di azione…occorre una classe politica che ne faccia la sua
priorità.

Mi
sembra di capire che sei molto critica verso la classe
politica…credi che quella reggiana sia differente?

Se è
vero che si deve sempre partire da casa propria ti dirò che la
critica è soprattutto rivolta all’amministrazione locale e a
quell’insieme di interessi “diffusi “ che veicolano le scelte in
questa città.

Per
esempio, per rimanere in tema, ho seguito tutte le dichiarazioni, i
comunicati e le iniziative locali contro la violenza sulle donne,
soprattutto dopo la tragedia del tribunale..e mi è venuto da
ridere, vista la mia, anzi la nostra, esperienza:

siamo
lieti che chi governa esprima decisa condanna alla violenza sulle
donne ma vorremmo che alle parole seguissero fatti seri e, purtroppo,
crediamo che ci troveremo in forte disaccordo su quali siano questi
fatti.

Come
al solito sentiremo parlare di sicurezza sempre nella sua accezione
poliziesca , sentiremo invocare
pene più severe etc..etc…

Ma
tutto ciò non servirà a nulla, non risolverà il
problema.

La
prima sicurezza di cui le donne hanno bisogno è quella di
poter avere modo di essere autonome e di poter, soprattutto quando in
pericolo ma non solo, abbandonare il tetto sotto cui si consumano le
violenze con la certezza di aver modo di proseguire sole o con i
propri figli.

Quante
donne una volta divenute “sole” perchè decidono di
separarsi dal proprio compagno finiscono a fare la spola fra servizi
sociali ed enti in generale, perchè le case a prezzo popolare
non ci sono, il lavoro per le donne con figli piccoli neppure ?
Quanto devono elemosinare per vedere, nel migliore dei casi, solo
qualche briciola dei propri diritti?

Voi,
come collettivo sottotetto avete anche uno sportello per il diritto
alla casa, vero?

Sì,
in una casa occupata che ha funzione di sportello oltre che di
abitazione.

Lo
sportello per il diritto alla casa del collettivo sottotetto è
stato attraversato, in un anno di lavoro, soprattutto da donne, con
figli piccoli o comunque minori, tutte con lo stesso problema: non
riuscire ad andare avanti senza un uomo, non riuscire a permettersi
una casa, a trovare un lavoro compatibile con il loro essere madri,
non riuscire ad uscire da quella precarietà che spesso
impedisce di prendere la decisione di andarsene, anche quando
andarsene può voler dire salvarsi la vita.

Quello
che chiediamo a chi a gran voce si schiera contro la violenza sulle
donne è di smettere di essere complice di questa violenza con
le proprie politiche scellerate e di cominciare ad invertire la rotta
, verso la costruzione di un sistema società che possa far
fronte alle esigenze di donne e madri, che permetta loro di liberarsi
e di poter essere autonome senza dover elemosinare diritti che non
otterranno mai.

Come si accede al vostro sportello?

Basta telefonare a questi due numeri:
347/2480760 347/8400532

poi viene dato un appuntamento in via
Compagnoni 37 .

Quello che tengo a specificare è
che il nostro non è uno sportello di assistenza tramite il
quale si trovano soluzioni ai problemi individuali ma è un
mezzo di incontro fra persone che vivono lo stesso problema e
intendono risolverlo in maniera autonoma e collettiva.

Collettivamente si analizzano anche
l’emergenza abitativa diffusa e le politiche sulla casa, sempre ben
inserite nel contesto attuale di precarietà “selvaggia”.

Quello che voglio dire è che chi
si unisce a noi entra a far parte di un gruppo orizzontale di
discussione, elaborazione e attività politica dal basso, non
esistono assistenti e assistiti.

Un’ultima domanda: come mai avete
scelto come base per la vostra attività lo storico quartiere
Compagnoni?

Prima di tutto perchè ci sono
tantissime case vuote e abbandonate: erano 105, ora ne rimangono 98
perchè 7 sono occupate.

E poi perchè ciò che sta
accadendo in quel quartiere è un ottimo esempio della tendenza
delle politiche abitative: abbattimenti di case pubbliche,
ricostruzione della maggior parte private, delega ai privati della
politica abitativa “sociale”.

Analizzando il progetto Compagnoni si
potrebbe quasi pensare che l’amministrazione locale, prendendo alla
lettera le statistiche che mettono al primo posto le violenze dentro
le mura domestiche, abbia pensato di eliminare il problema eliminando
le mura domestiche…

LETTERA DI UN’ABITANTE DI VIA COMPAGNONI

Questa lettera è stata scritta ed inviata agli organi di stampa da un’abitante di Via Compagnoni.
 
CASE POPOLARI?
 
In questi giorni i giovani che occupano alcuni appartamenti in via Compagnoni si sono visti arrivare un’ingiunzione che li intima di lasciare gli alloggi entro trenta giorni.
Sì, perchè il loro è un atto illegale.
 
Illegale?
 
Ma la casa non dovrebbe essere un diritto garantito a tutti i cittadini?
 
Allora forse conviene fare una riflessione per capire chi ha le responsabilità maggiori in questa vicenda.
 
Il quartiere Compagnoni è da circa dieci anni che ha una settantina di apartamenti vuoti:
chi è responsabile del mancato utilizzo che le famiglie bisognose avrebbero potuto farne?
chi è responsabile del mancato introito economico che tali affitti avrebbero potuto dare?
 
Ci potranno obiettare che gli appartamenti non potevano essere consegnati in quanto sarebbero sorti dei problemi nella consegna dei nuovi alloggi che la ristrutturazione del quartiere metterà a disposizione.
 
Ma questi problemi nascono da una drastica riduzione degli alloggi: nel nuovo quartiere ne spariscono, per uso pubblico, la metà.
 
Ma da dove nasce una tale decisione proprio quando si è in presenza di un’emergenza abitativa? 
 
Ci potranno dire che non c’era spazio in quanto era necessario fare spazio al verde. Ma allora perchè una fetta importante del terreno edificabile verrà ceduto ai privati? E il ricavato che fine farà? Servirà forse a sanare una cattiva gestione?
 
A margine, ma non in ordine di importanza, ci verrebbe da chiedere chi paga per scelte sbagliate, fatte coi soldi pubblici, come quella di ristrutturare case che dopo un paio di anni di decide di abbattere.
 
Come mai nei nuovi edifici non sono stati messi i pannelli solari? Non dovrebbe essere proprio l’edilizia pubblica a dare l’esempio con vantaggi di risparmio energetico ed economico?
 
Si potrebbe concludere facendo un complimento a chi ha deciso di "colorare" le nuove palazzine di grigio cemento, sì perchè è quello il giusto gusto del bello dei nostri amministratori.
 
Forse non possiamo pretendere, ma ci sembra poco corretto mandare le forze dell’ordine a far rispettare legge e ordine sempre e solo a chi si ribella a questo stato di cose, mentre altri sono i veri colpevoli, altri calpestano e speculano sui diritti dei cittadini.
 
Maria Grazia Del Rio
Ex maestra elementare in pensione, da più di quarant anni residente nel quartiere Compagnoni 

CONTO ALLA ROVESCIA

ACER E COMUNE CONSEGNANO INGIUNZIONE DI SGOMBERO AGLI OCCUPANTI DEL COLLETTIVO SOTTOTETTO

Con lettera datata 21 settembre ACER e Comune intimano agli occupanti di via Compagnoni di lasciare gli appartamenti "occupati abusivamente" entro trenta giorni .

Mentre si fa scempio del territorio con cementificazioni selvagge, mentre la soluzione dell’emergenza abitativa si delega ai privati che vedono aumentare il già proficuo interesse, mentre gli stabili pubblici vengono abbattuti per fare spazio a speculazioni private, mentre il diritto alla casa viene affossato dagli interessi dei soliti noti…ci intimano di rispettare la legge e si fanno scudo con il solito vuoto discorsetto sulla legalità.

Ma quando la legge difende gli interessi di pochi  l’illegalità diventa la giustizia dei tanti.

La nostra storia è qui e comincia adesso! 

OCCUPARE UNA CASA NON E’ REATO IN CASO DI NECESSITA’

UNA SENTENZA DELLA CASSAZIONE STABILISCE CHE LA CASA E’ UN DIRITTO PRIMARIO

Una sentenza della corte di cassazione dichiara che non è reato
occupare una casa se si è in condizioni di grave necessità e inserisce
il diritto all’abitazione tra i beni primari legati alla personalità.
Una sentenza della corte di cassazione dichiara che non è reato
occupare una casa se si è in condizioni di grave necessità e inserisce
il diritto all’abitazione tra i beni primari legati alla personalità.
Senz’altro questa sentenza rappresenta uno spiraglio, anche se il
diritto alla casa non può essere assicurato soltanto in casi di estrema
povertà, ma deve essere un diritto garantito a tutti, studenti
universitari, fuori sede, migranti o precari.
Sentenza che apre una
questione molto sentita nelle metropoli che, tra mancanza di case e
speculazioni, sicuramente rimangono molto lontane dal sancire quello
della casa come un diritto.
Anche in questo caso vediamo come la
sinistra si prepari a giocare la sua battaglia legalitaria nei
territori, come emerge in particolare dalle dichiarazioni di Vincenzo
De Luca, sindaco di Salerno dei Ds, che afferma "nessuno resterà
impunito nemmeno occupando un container".

 Rassegna stampa:
-  Stato di necessità giustifica occupazione casa, Corriere.it 27 Settembre 2007
-  Cassazione, la casa un diritto primario Ansa 26 Settembre 2007
-  Indigente che occupa casa non fa reato Agi news on 26 Settembre 2007

 

INTERROGAZIONE COMUNALE PER SGOMBERARE IL COLLETTIVO SOTTOTETTO

Leggi l’articolo del Carlino Reggio

- Leggi l’articolo dell’Informazione

LA RISPOSTA DEL COLLETTIVO

Visti gli articoli usciti su "Il Carlino reggio" e "l’informazione"
in data 20 settembre 2007, che si occupavano del collettivo sottotetto
e delle case autoassegnate di Via Compagnoni, ci vediamo costretti a
rispondere pubblicamente al consigliere comunale Marco Eboli e
all’assessore Carla Colzi.

Innanzitutto constatiamo con dispiacere la presenza di
enormi imprecisioni nelle dichiarazioni dei due soggetti istituzionali,
chiaro segno di una superficialità che non dovrebbe mai essere
caratteristica di chi amministra e governa:

1- I numeri civici degli stabili in cui è presente il
collettivo sono 35, 37 e 39 , non quindi il 27 come affermano i due
illustri signori, e fanno parte del terzo stralcio che verrà abbattuto
e non quindi ristrutturato nè tantomeno soggetto a riassegnazioni (a
meno che non si stia pensando di assegnare macerie). Gli stabili in
questione fanno parte di quei 195 alloggi pubblici che verranno
abbattuti per ricostruirne solo 80 ancora pubblici più 88 privati.

2-Chiediamo all’assessore Colzi come ha intenzione di
utilizzare questi appartamenti per "smistare" (vedi articolo del
carlino) i residenti in attesa dei nuovi alloggi quando gli alloggi in
questione, vuoti da 10-15-20 anni, sono in evidente stato di degrado
dato dall’abbandono e dal disinteresse e quando Comune e acer si sono
addirittura resi responsabili della distruzione dei sanitari degli
appartamenti vuoti da meno tempo pur di renderli inagibili ,
appartamenti per logica più consoni ad ospitare gli eventuali
"smistati" (vedi stampa locale del 25 luglio2007).

3- Per quanto riguarda le utenze vengono regolarnmente
pagate dai membri del collettivo che si sono intestati regolare
contratto, insieme ad un affitto simbolico di 30 euro mensili
corrisposto ad acer, calcolato sul minimo legale pari a 28 euro.

4-Le famiglie autoassegnatarie sono 7, di cui due
composte da una sola persona , due composte da donne separate con figli
e tre da coppie di fatto,tutte con lavori , redditi e quindi vita
precaria. Ci dispiace che la signora Colzi, amministratrice ed
esponente di un partito di sinistra, consideri le famiglie non
canoniche come "dei ragazzi che si ritrovano a bere due birre in attesa
che l’appartamento venga demolito".

5-Ci chiediamo se il problema "casa" a Reggio Emilia
siamo noi che, mutuando i termini della denuncia della famiglia Rossi,
abbiamo autoriqualificato appartamenti vuoti e abbandonati, o se il
problema non sia chi fa cassa a spese del patrimonio pubblico, chi
specula, chi non costruisce da anni un metro quadro di edilizia
pubblica in più dell’esistente(vedi intervento di Matteo Sassi,prc, sul
Carlino Reggio la scorsa settimana).

6-Ci chiediamo anche come mai le interpellanze su Via
Compagnoni non siano state fatte sulle 105 case vuote da anni,argomento
su cui si dovrebbe rendere conto agli 850 nuclei familiari in attesa di
casa popolare,invece di scaricare le responsabilità
dell’amministrazione su un collettivo che si occupa, anche tramite uno
sportello pubblico, di difesa e riappropriazione del diritto alla casa
per tutti.

Invitiamo tutta la popolazione della città a venire nel
quartiere Compagnoni a rendersi conto con i propri occhi di quale sia
la gestione pubblica del bene comune, a verificare lo stato di
abbandono e la presenza delle tantissime case sfitte.

 

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PROGETTO HABITAT GIOVEDì 13 SETTEMBRE A PARTIRE DALLE 19.00 VIA COMPAGNONI

PROGETTO HABITAT

Habitat è un’esperienza di attivismo culturale, in cui artisti di diverse nazionalità si incontrano con il collettivo sottotetto e insieme, partendo dalle case occupate di via Compagnoni, propongono alla città un percorso di riappropriazione dal basso di spazi e beni comuni: diritto alla casa e diritto alla cultura come parti essenziali di un abitare dignitoso.

Habitat inizia con l’occupazione di una delle tante case sfitte e abbandonate di via Compagnoni, con i lavori di ristrutturazione autonoma di quello spazio che ritornerà ad essere abitazione,  e continua con la produzione di opere strettamente legate alla quotidianità e alla storia di questo luogo, simbolo oggi di una città che sta cambiando in un’ottica speculativa senza precedenti.

Partiamo proprio da quei luoghi deliberatamente abbandonati, lasciati a loro stessi sia per quanto riguarda la manutenzione degli edifici sia per quanto riguarda quegli stimoli vitali che si dovrebbero incontrare quando dagli edifici si esce, partiamo dalle crepe della "città perfetta", dalla polvere sotto il tappeto di chi usando termini come "riqualificazione" nasconde l’intento di sacrificare un bene comune come l’edilizia pubblica a beneficio del profitto privato, di chi relega il ruolo dell’arte e della cultura a comparse in eventi esageratamente dispendiosi e calati dall’alto.

collettivo sottotetto
artisti in residenza-resistenza

vedi il flyer: 56384-volantino.pdf

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