SU POLLICINO GNUS- GENNAIO 2008

 

SICUREZZA DEI DIRITTI E VIOLENZE
NEOLIBERISTE

L’OCCHIO
DELLA DONNA

Breve
intervista ad un’occupante di casa


 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da
quanto tempo vivi in una casa occupata?

Da quasi
due
anni

Ti
preoccupa vivere in una situazione di illegalità?

Mi
preoccupa molto pensare che sia illegale entrare in una casa
abbandonata da anni e renderla abitabile , come mi preoccupa che sia
legale, sia per l’istituzione pubblica che per i privati, lasciare
migliaia di case sfitte soprattutto con l’emergenza abitativa che
stiamo vivendo

Andiamo
al tema centrale dell’intervista: la violenza sulle donne…

Già…tema
straordinariamente attuale. Io sono rimasta piuttosto sconcertata
dall’ anomala ascesa alla ribalta mediatica di questo argomento.

Il
sentimento immediatamente seguente è stata una grande
“incazzatura” per la maniera in cui lo si sta trattando e per i
vergognosi fini di questa campagna.

Potresti
spiegarti meglio?

Sì.
Io credo che si stia pompando una campagna mediatica incentrata sulla
difesa del corpo femminile al solo scopo di creare il solito clima di
panico, da usare poi come giustificazione per assurde leggi xenofobe
(vedi decreto sicurezza)

Si
sbattono in prima pagina i “mostri” stranieri per poi non dire
che la maggior parte delle violenze si consumano fra le mura
domestiche delle oneste famiglie nostrane. Ci si preoccupa del mondo
femminile solo quando fa comodo per altri scopi, nessuno parla della
sicurezza delle donne in termini di diritti e reale autonomia,
nessuno parla delle violenze che le donne subiscono dal sistema
neoliberista.

Cosa
intendi per sistema neoliberista?

Intendo
l’organizzazione della nostra società, che poi nostra di
chi…io non la sento tanto mia. Intendo le motivazioni economiche
che hanno portato la precarietà nelle nostre vite. Ma gli
interessi economici, da soli, non avrebbero così tanto potere
di azione…occorre una classe politica che ne faccia la sua
priorità.

Mi
sembra di capire che sei molto critica verso la classe
politica…credi che quella reggiana sia differente?

Se è
vero che si deve sempre partire da casa propria ti dirò che la
critica è soprattutto rivolta all’amministrazione locale e a
quell’insieme di interessi “diffusi “ che veicolano le scelte in
questa città.

Per
esempio, per rimanere in tema, ho seguito tutte le dichiarazioni, i
comunicati e le iniziative locali contro la violenza sulle donne,
soprattutto dopo la tragedia del tribunale..e mi è venuto da
ridere, vista la mia, anzi la nostra, esperienza:

siamo
lieti che chi governa esprima decisa condanna alla violenza sulle
donne ma vorremmo che alle parole seguissero fatti seri e, purtroppo,
crediamo che ci troveremo in forte disaccordo su quali siano questi
fatti.

Come
al solito sentiremo parlare di sicurezza sempre nella sua accezione
poliziesca , sentiremo invocare
pene più severe etc..etc…

Ma
tutto ciò non servirà a nulla, non risolverà il
problema.

La
prima sicurezza di cui le donne hanno bisogno è quella di
poter avere modo di essere autonome e di poter, soprattutto quando in
pericolo ma non solo, abbandonare il tetto sotto cui si consumano le
violenze con la certezza di aver modo di proseguire sole o con i
propri figli.

Quante
donne una volta divenute “sole” perchè decidono di
separarsi dal proprio compagno finiscono a fare la spola fra servizi
sociali ed enti in generale, perchè le case a prezzo popolare
non ci sono, il lavoro per le donne con figli piccoli neppure ?
Quanto devono elemosinare per vedere, nel migliore dei casi, solo
qualche briciola dei propri diritti?

Voi,
come collettivo sottotetto avete anche uno sportello per il diritto
alla casa, vero?

Sì,
in una casa occupata che ha funzione di sportello oltre che di
abitazione.

Lo
sportello per il diritto alla casa del collettivo sottotetto è
stato attraversato, in un anno di lavoro, soprattutto da donne, con
figli piccoli o comunque minori, tutte con lo stesso problema: non
riuscire ad andare avanti senza un uomo, non riuscire a permettersi
una casa, a trovare un lavoro compatibile con il loro essere madri,
non riuscire ad uscire da quella precarietà che spesso
impedisce di prendere la decisione di andarsene, anche quando
andarsene può voler dire salvarsi la vita.

Quello
che chiediamo a chi a gran voce si schiera contro la violenza sulle
donne è di smettere di essere complice di questa violenza con
le proprie politiche scellerate e di cominciare ad invertire la rotta
, verso la costruzione di un sistema società che possa far
fronte alle esigenze di donne e madri, che permetta loro di liberarsi
e di poter essere autonome senza dover elemosinare diritti che non
otterranno mai.

Come si accede al vostro sportello?

Basta telefonare a questi due numeri:
347/2480760 347/8400532

poi viene dato un appuntamento in via
Compagnoni 37 .

Quello che tengo a specificare è
che il nostro non è uno sportello di assistenza tramite il
quale si trovano soluzioni ai problemi individuali ma è un
mezzo di incontro fra persone che vivono lo stesso problema e
intendono risolverlo in maniera autonoma e collettiva.

Collettivamente si analizzano anche
l’emergenza abitativa diffusa e le politiche sulla casa, sempre ben
inserite nel contesto attuale di precarietà “selvaggia”.

Quello che voglio dire è che chi
si unisce a noi entra a far parte di un gruppo orizzontale di
discussione, elaborazione e attività politica dal basso, non
esistono assistenti e assistiti.

Un’ultima domanda: come mai avete
scelto come base per la vostra attività lo storico quartiere
Compagnoni?

Prima di tutto perchè ci sono
tantissime case vuote e abbandonate: erano 105, ora ne rimangono 98
perchè 7 sono occupate.

E poi perchè ciò che sta
accadendo in quel quartiere è un ottimo esempio della tendenza
delle politiche abitative: abbattimenti di case pubbliche,
ricostruzione della maggior parte private, delega ai privati della
politica abitativa “sociale”.

Analizzando il progetto Compagnoni si
potrebbe quasi pensare che l’amministrazione locale, prendendo alla
lettera le statistiche che mettono al primo posto le violenze dentro
le mura domestiche, abbia pensato di eliminare il problema eliminando
le mura domestiche…

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