Questa mattina un gruppo di una ventina di attivisti del collettivo Sottotetto ha presidiato le case parrocchiali di S.Alberto a Reggio Emilia.
Qui vivono infatti 13 persone, in prevalenza immigrati nordafricani, che rischiano di essere lasciati senza una soluzione abitativa a causa dei lavori di ristrutturazione necessari all’adeguamento delle strutture alle normative vigenti.
Il collettivo Sottotetto, contattato dagli abitanti stessi, è stato presente dalle ore 9.00 per impedire che l’ennesimo sgombero di
persone in difficoltà abbia luogo; le persone che vivono nel dormitorio parrocchiale, pur essendo grate alla Chiesa per l’ospitalità, non vogliono rinunciare ad un diritto basilare come quello di avere un tetto sulla testa e hanno richiesto un tavolo di trattativa alla presenza del Vescovo, dell’assessore alle politiche sociali Matteo Sassi e dei responsabili del dormitorio.
La giornata si è conclusa con un incontro con il parroco che ha dato la disponibilità ad ospitare ancora gli abitanti, in attesa di trovare una soluzione dignitosa.
La lettera degli abitanti:
Come abitanti delle case parrocchiali di S Alberto ringraziamo Don Eluterio Agostini del suo buon cuore per averci ospitato per tutti questi anni, consapevoli che con l’ingresso nella comunità del nuovo parroco Don Pietro Adani la casa da noi abitata deve essere lasciata libera.
Ringraziando Don Pietro che concedeva a ottobre una proroga per l’emergenza freddo e incaricando il Sig. Daniele Marchi per trovare una soluzione, ma l’operato di questo volontario professionista si è delineato in false promesse, in forme di razzismo e minacce per sgomberare i locali.
Pur essendoci impegnati singolarmente a trovare soluzioni alternative dignitose per la persona umana, dopo aver chiesto aiuto agli enti preposti, ci troviamo solo ed esclusivamente promesse e parole non veritiere.
Oggi abitiamo ancora nei locali parrocchiali, non avendo trovato una sistemazione degna di persone umane che lottano per
difendere la propria dignità e senza andare ad infoltire la folta popolazione dei senza tetto.
Oggi 19 giugno ci è stato intimato di lasciare le abitazioni, sé questo non avverrà volontariamente interverranno le forze dell’ordine.
Sarà nostro dovere lasciare libere le abitazioni non appena troviamo una locazione dignitosa, per questo chiediamo l’apertura di un tavolo di discussione tra l’amministrazione Comunale, Don Pietro ed il Vescovo Adriano Caprioli per non ridurre un problema sociale che coinvolge buona parte della città in un problema di ordine pubblico.
Certi del vostro buon cuore cristiano e umanitario
Porgiamo distinti saluti
Gli abitanti delle case
parrocchiali di S.Alberto
Comunicato del collettivo Sottotetto:
La storia che ci raccontano “le 13 persone in cerca di casa” della residenza parrocchiale S. Alberto è, purtroppo, storia di molte e molti. Il tempo che stiamo vivendo produce giornalmente schiere di espulsi dai diritti di cittadinanza , in cima alla lista, per gravità, il diritto ad una casa.
Le istituzioni che governano il territorio ed i suoi abitanti preferiscono investire il loro impegno ed il nostro denaro in grandi
opere inutili od in altrettanto inutili eventi culturali di facciata , delegando nel frattempo la pratica dell’accoglienza e della soluzione ai problemi sociali contingenti al volontariato , fra cui quello cattolico legato alla chiesa.
Basti pensare che nella nostra città la quasi totalità dei servizi dormitorio è affidata alla Caritas.
Non è nostra intenzione entrare nel merito delle ragioni che spingono un parroco, la sua parrocchia o le realtà legate alla chiesa, a dover allontanare persone che finora nei loro spazi hanno trovato appoggio e riparo. Non è nostra intenzione perchè pensiamo che in ogni caso, in un paese “civile”, non debba spettare a loro occuparsi delle situazioni di emergenza ma alle istituzioni di un Comune che invece è sempre meno comune e sempre più privato, specialmente quando si tratta di scegliere quali interessi difendere.
Il punto è che noi non vogliamo trovarci, in caso di bisogno, in balìa della inevitabile discrezione che caratterizza il lavoro volontario: sia esso pericolosamente legato ad un’istituzione religiosa o ad un’associazione laica. Un diritto fondamentale come quello alla casa non può e non deve dipendere dalla disponibilità o dall’arbitrio di chi si dedica all’accoglienza per tappare i buchi lasciati da chi dovrebbe avere la responsabilità di occuparsi della sistemazione di chi non può trovare altre soluzioni.
A maggior ragione in periodo di crisi economica non possiamo accettare che chi ha elemosinato voti utili a garantir loro privilegi
di ogni sorta non si spenda per garantire ad ognuno i presupposti necessari ad una vita degna, primo fra tutti un’abitazione dignitosa.