VENERDì 4 APRILE 2008 – DEVASTAZIONE DELLE CASE PUBBLICHE
Il pomeriggio del 4 aprile ACER e Comune hanno mandato alcuni operai a distruggere gli
interni degli appartamenti sfitti e non assegnati di via Compagnoni, partendo dal numero 39 dove ancora stanno abitando alcune famiglie. Quando alcuni appartenenti al collettivo
sottotetto insieme ad alcuni abitanti “regolarmente assegnatari” hanno chiesto spiegazioni su ciò che stava accadendo ricordando che l’edilizia erp è un bene pubblico, la risposta è stata far arrivare tre volanti dei carabinieri e cinque della polizia, identificare tutti i presenti e impedire al fotografo della Gazzetta di Reggio (uno dei quoridiani locali) di documentare lo stato degli appartamenti .”Ma se sono così convinti di essere nel giusto, cos’hanno da nascondere?”-afferma Chicca del Collettivo Sottotetto- abitante in una casa occupata in quella via che era vuota da più di dieci anni. Gli
appartamenti sfitti del quartiere (130) non vengono assegnati in attesa di demolizione che però dovrà avvenire nel 2011, e sarà effettuata per lasciare spazio a costruzioni private. L’assessore alla casa Carla Colzi, di rifondazione comunista, ha dichiarato ai giornali che gli operai stavano demolendo costruzioni abusive all’interno degli appartamenti ed ha minacciato gli attivisti del sottotetto di querela per diffamazione quando, riportando un articolo apparso l’estate scorsa su un quotidiano locale, hanno citato le parole dello stesso assessore che in quella occasione affermò: “quelle case sono vuote per poter essere utilizzate in caso di emergenza”. Sono state distrutti
infissi, porte, finestre e sanitari. Continua Chicca del collettivo: “Fanno schifo, invece di assegnare le case a chi ne ha bisogno come le famiglie rom che sono state sgomberate ieri da una casa abbandonata occupata per necessità, le demoliscono per fare spazio a edilizia privata e le distruggono prima internamente per evitare che qualcuno possa riappropriarsene esercitando il proprio diritto all’abitazione. E in più non hanno nemmeno il coraggio di dire la verità su quello che stanno facendo”. |