VOGLIO ANDARE A CASA MA LA CASA DOV’È???

settembre 2006

Viviamo una vita che non può essere definita tale, subiamo sulla nostra pelle giorno dopo giorno ciò che dall’alto ci viene imposto, oggi siamo solo merce, o meglio, vorrebbero che ci arrendessimo ad esserlo.

La precarietà si è impossessata delle nostre vite, la precarietà totale ci e stata imposta, partendo dal lavoro(pacchetto Treu, legge 30) fino al lento e inesorabile smantellamento dello stato sociale( casa, istruzione, salute). Oggi non abbiamo più diritti, ma solo doveri, doveri ai quali dobbiamo sottostare per cercare di restare a galla in un mondo dove la dignità è passata in secondo piano rispetto alla produzione e al profitto, dobbiamo produrre alle loro condizioni, dobbiamo vivere secondo le esigenze del mercato, dobbiamo essere sempre pronti a dire di si, non dobbiamo ribellarci, non dobbiamo aiutarci, non ci vogliono umani, ma macchine……

Ma ciò che dall’alto viene imposto, dal basso si può combattere.

E’ dal basso che partiamo per cercare di dare una risposta a tutto ciò, e cominciamo da un diritto fondamentale e inalienabile per la vita di un essere umano. Per ricominciare a respirare partiamo dalla casa, dal diritto alla casa,dall'esigenza di una casa come strumento necessario per poter impostare una vita degna di essere definita tale, fulcro costante sul quale poggiare i nostri desideri e trasformarli in realtà, diritto inalienabile sul quale saldare le basi del futuro.

Da questa esigenza e da un bisogno primario nasce il collettivo sottotetto, con la consapevolezza che il problema casa è un problema ormai sempre più diffuso tra la popolazione, che è trasversale ai vari strati della stessa e che non riguarda più solo i cosiddetti ceti meno abbienti, ma che si sta allargando a strati sempre più ampi di popolazione.

Anche a Reggio Emilia da tempo esiste questo problema, senza che nessuno si sia mai preoccupato di cercarne un rimedio, soprattutto per quel che riguarda l’edilizia pubblica. La privatizzazione dell’ex IACP ora ACER(Azienda Casa Emilia Romagna) ha portato una gigantesca speculazione edilizia. Oggi vengono abbattute le vecchie case popolari per fare posto a nuove villette o palazzine residenzial-popolari di cui una parte andrebbe ai vecchi occupanti mentre il resto andrebbe ad ingrossare le fila degli appartamenti soggetti a canone privato con il risultato di avere prezzi e affitti alle stelle e ai più inaccessibili, questo dopo più di quaranta anni privi di qualsiasi intervento strutturale da parte delle amministrazioni (esempio eclatante sono le case di via compagnoni da sessanta anni prive di impianto di riscaldamento) che invece, è sempre stato onere degli abitanti stessi degli alloggi, che oggi, vivono la destrutturazione fisica e sociale dei loro quartieri, la fine della vita collettiva delle persone in favore del giardinetto, delle inferriate alle finestre, la destrutturazione degli spazi della vita sociale, fulcro di crescita, conoscenza e aiuto collettivo dei vecchi quartieri( dal 1993 il patrimonio ERP,edilizia residenziale pubblica, contava 3902 unità abitative, oggi 1021 di questi sono stati venduti per una percentuale del 26,17%. Nella media regionale il comune di Reggio Emilia è quello che ha subito la maggiore operazione di vendita). Tutto questo a fronte di spreco di denaro pubblico utilizzato per finanziare opere faraoniche e di immagine quali tav-stazione medio padana-vele di Calatrava…. Le politiche ormai improntate sul mercato, hanno di fatto trasformato ciò che un tempo era considerato un diritto in un bene lusso, un diritto primario in una materia addita a speculazioni ed abusi, oggi un tetto sulla testa dove potere costruire una vita è un sogno raggiungibile solo grazie a sforzi immani e alle volte non bastano neppure quelli, oggi, grazie alle nuove forme di politiche abitative ci troviamo a dovere affrontare affitti alle stelle( e sempre più in crescita), mutui inaccessibili alla maggior parte della popolazione, agenzie immobiliari che speculano fortemente sul mercato affittuario, e ci troviamo di fronte sempre più problemi legati agli sfratti dovuti a morosità che, anche nella nostra ricca provincia sono in vorticoso aumento( Reggio e la quinta Città in Italia per richiesta di esecuzione di sfratto: 1 ogni 135 famiglie).

Il collettivo sottotetto nasce per dare una risposta a queste politiche destrutturatrici dei diritti delle persone, nasce per dare una risposta dal basso a problemi come quello della casa. Siamo persone, donne, uomini, cittadini, precari, che non accettano che la casa da diritto diventi un lusso o un dovere da assolvere pagando un affitto sproporzionato o il mutuo allo strozzino di turno, viviamo vite precarie senza diritti minimi e per questo ci siamo autoassegnati due case, autorecuperandole ridandogli vita rendendole di nuovo abitabili, due case non per sottrarle a nessuno ma per riconsegnarle al legittimo proprietario la gente, un gesto forte che usiamo come mezzo non come fine. Come mezzo per puntare i riflettori su una situazione che tanti come noi si vivono giorno per giorno, sulla precarietà della vita diventata ormai non un'eccezione che si potrebbe affrontare forse con servizi già esistenti (servizi sociali ecc…) ma normalità. Di conseguenza il nostro gesto vuole essere anche una domanda per aprire un dibattito su soluzioni politiche, una presa d’atto dell’attuale situazione e un ritorno della casa alla sua vera identità un diritto primario, perchè senza un tetto sulla testa e difficile progettare il vostro, il nostro, il futuro di tutti .


Articolo pubblicato sul mensile "POLLICINO GNUS" settembre 2006

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